Archivio per la categoria ‘#Enduro’

22/05/2021

Lo so, siete stufi di vedere impressionanti immagini ecografiche, racconti sulla gravidanza, opere d’arte e deliri frutto del mio cocktail di ormoni. Vi do un momento di tregua.

Breve spin-off per scavare nel passato. Recupero questi stralci abbozzati in tre fasi: luglio 2019, giugno/ottobre 2020, e adesso, maggio 2021.

È il giorno in cui riprendo in mano vecchi diari, apro Word e cerco di tornare a raccontarmi su questo blog.

On y va.

Data imprecisa del luglio 2019, Orly Ville, in una stanza condivisa in subaffitto, giornata uggiosa della Parigi Metropolitana.

Non è semplice riprendere a scrivere dopo molto tempo. Tempo rumoroso, pieno di eventi e vita vissuta.

Il silenzio e la solitudine, però, si fanno ritrovare quando necessario, soprattutto quando sei solo all’estero.

Sono anni che vivo senza sognare, solo rincorrendo traguardi e senza fermarmi mai.

Oggi invece il tempo si è fermato.

Dopo tanto tempo ho riprovato un’invidia così profonda da far risalire tutti i pensieri negativi.

Io sono a Parigi da 5 mesi, è finito il periodo di rodaggio, e spendo soldi in affitto e treni per tornare a casa. Nonostante ciò, non vedo mio marito, se non per 24h o poco più per 2 o 3 volte al mese.

Ho già una modesta esperienza nelle trasferte all’estero. Dal 2015, per tre anni di fila, mi sono fatta rispettivamente 4 mesi in Danimarca (Aarhus), poi 3 ancora in Danimarca (Aarhus) e 2 in Germania (Geesthacht, Amburgo). Senza contare trasferte brevi per conferenze o meeting.

Si sa, il primo mese all’estero si vive di stupore, atteggiandosi da turisti della domenica, mangiando e bevendo roba tipica, tentando di appropriarsi di qualche nuovo vocabolo locale. Baguette, voilà, abatjour, garage, bidè, a no, questo no. Tutto è bello, tutto è nuovo e tutti sono simpatici (tranne i francesi; scherzo, solo alcuni).

Il secondo mese sale la crisi di nostalgia di casa e ti ritrovi a non uscire più il sabato sera e a vederti su Netflix tutte le stagioni di Ru Paul Drag Race (che per la cronaca sono 11).

Il terzo mese c’è la finta illusione di essere diventato un local e il tuo animo si riprende. Solitamente per me voleva dire essere vicina alla fine del periodo di scambio e quindi vivere gli ultimi giorni o settimane cercando all’estremo di vedere e provare tutto ciò che mi ero ancora persa.

Parigi, ombelico del mondo, ha facilitato un po’ le cose. Tutti ci passano almeno una volta nella vita. Il famoso network del ricercatore dà il suo meglio in questa città e si ricreano grandi raduni e incontri con i più disparati amici. Tuttavia, una volta passati, lasciano una sensazione di solitudine ancora maggiore.

Poi, arriva il quinto mese, per me sensazione nuova ed inaspettata. Inizi a sentire deadline e stanchezza per aver lavorato troppo nei mesi precedenti. D’altronde in periodi brevi all’estero si deve produrre. Grazie a dio sta per cominciare il periodo di conferenze e vacanze per tirare un respiro, ma settembre è dietro l’angolo ed in un attimo si rimane a piedi senza contratto.

Nonostante questo momento di tristezza, il tempo si fa quasi bello, posso cominciare a usare pattini e bici per andare a casa e lavoro liberando un sacco di adrenalina ed endorfine. Questo aiuta molto un lento processo di guarigione.

L’epifania si è verificata durante il mio primo rientro a casa in bici.

Sorpasso la zona industriale e prendo il solito taglio per i gradini che finiscono sopra casa mia.

Mi alzo in piedi, gomiti aperti, culo indietro e le scendo di violenza manco facessi downhill e sentendomi un guido della Parigi-Dakar, o meglio Parigi-Orly Ville.

Qualcosa di selvaggio si risveglia in me, era assopito da troppo tempo.

In realtà era il mio Mushu protettore, che stuzzico sempre con un bastoncino, ma finalmente ora si svegliato grazie ad una piccola scossa.

Sono sempre stata affascinata dai motori e soprattutto dalle due ruote, ma non ho mai preso sul serio la cosa. In fondo, in quanto donna, dovrei solo avere inclinazioni per le discipline di accudimento.

Il tarlo mi è entrato quando da piccola ho capito di adorare l’odore della miscela, lo scorreggiare dei motori 2t e la fangazza del campo da cross dove qualche volta mio papà mi portava a vedere delle gare.

A 14 anni non avevo mai messo le mani su qualcosa che avesse le marce ma che non servisse ad arare l’orto o tagliare l’erba. Mi ero fatta accompagnare spesso in giro in vespa, avevo imparato a guidare la motofalce e il trattorino per arare l’orto, ma infine, finalmente, metto mano a un bellissimo Fantic 50 da Enduro, che mio padrino mi aveva lasciato in regalo. Non avevo il patentino, ma avrei fatto l’esame a breve.

Mi ricordo ancora il nostro primo incontro, era in cortile, davanti a casa mia, bianco, come il cavallo di un principe azzurro. Ho spinto giù il principe, sono salita, ho girato la chiave, scalciato, tirata la frizione, messo la prima e sono partita. Come niente fosse, come se fossi stata capace da sempre. Tempo di fare due giri in cortile intorno alla casa per prendere famigliarità con le marce, e me ne sono subito andata per prati e stradine verso il Sangone.

Purtroppo, con mio grandissimo rammarico, il Fantic mi ha fatto compagnia solo per l’estate, perché poi l’ho dato in concessionaria per comprare un HM50 derapage, pensando di fare l’acquisto furbo del tipo: “ma certo, prendo il motard perché la userò principalmente in strada, l’enduro sarebbe sprecato”. Pochi giorni dopo ero già sdraiata per aver pinzato i freni su una strada sterrata di brecciolino.

Tutto questo per dire cosa? Che da quei 14 anni ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti, eppure quel fiammeggiante Brap è sempre stato accesso a spingere, come la carbonella per il barbecue (che romantico). Sono dovuta scappare dall’Italia per apprezzare il mio paese e farmi risalire la scimmia della moto. Ed oggi, dopo aver guidato anche l’HM125, CB650F e rubacchiato ogni tanto L’Africa Twin CRF1000adv di Giacomo.

Dopo essermi fatta delle vacanze e viaggi pazzeschi da passeggera, anche in off per respirare la brezza fresca dell’Assietta, un bel giorno Giacomo mi porta a fare il giro dei forti e poi puntiamo allo Jafferaux. In due, col cane, e con gomme di serie stradali. Raggiungiamo la vetta, rischiando un paio di volte di perdermi per strada in marcia e scendiamo dalle piste da sci verso Bardonecchia. Bello, bellissimo. Appena scesa decido che andare in moto così non è compatibile con una lunga vita, e poco dopo metto la firma e mi compro un Dominator, per dominare con 40cv in e fuori strada. Ottobre 2018.

Voglio solo macinare km con uno degli amori della mia vita: Nyx, dea delle tenebre, oscura e veloce, Dominator NX650 del 1997, per gli amici Gabinettor.

Ho ancora molto da imparare, e di strada ne devo ancora fare tanta, sterrata possibilmente. Tuttavia, oggi (siamo all’Ottobre 2020), con alle spalle ormai 2 anni di Domi, uno schianto su un albero, una pandemia, le vacanze in Corsica con la catena di distribuzione del domi che decide di suicidarsi e fermarsi ad Ajaccio, con relativi disagi per riportarlo a casa, e con un domi smontato in garage causa revisione motore, mi sono iscritta alle selezioni Chicaloca 2021, e sono in ansia da prestazione ma allo stesso tempo non vedo l’ora di mettermi alla prova. Un grazie a Marco 30 salsicce che mi presterà il suo DRZ-400 (povero stolto). Incrociamo le dita e fate il tifo per me! #31ottobre

#dontstopmenow #love #missenduro #offroad

Il buon 30 salsicce mi presta anche la moto per fare pratica in fettucciato, mi posiziono sul fettoccia del regionale piemontese di enduro a Monteu Roero, giusto in tempo prima che lo arino, ma non abbastanza in tempo da evitare lo spargimento del letame da concimatura. Con qualche jolly sul letame ho preso confidenza con mezzo e con un tracciato da fettucciato, ma quella prova delle selezioni del 31 ottobre non arriverà mai perché rinviata a Maggio 2021 causa COVID.

Scenario alle selezioni e delle prove da affrontare creato nella mia testa:

Candidata: Erika Dematteis

INTERVISTA TV

-Che cosa è per lei andare in moto e fare enduro?

“Per me l’enduro è che se c’è il divieto non si torna indietro, neh! In moto si va rigorosamente a dominare, e conquistare stelline inioranti. Io sono già prima in classifica cadute, sono una VIP, Very Ignorant Person.”

-Perché si è iscritta a questo motorally?

“Ma è chiaro, perché avete bisogno di una candidata che arrivi ultima!”

POSTAZIONE ENDURO/FETTUCCIATO

Il domi parte da solo, fa tutto il percorso in tempo record. Erika si classifica per la gara rimanendo sulla linea di partenza a bere una birra.

PROVA NAVIGAZIONE GPS

Pensavo fosse facile, invece ho aperto una traccia del Gabbah e sono andata a banane, prova invalidata, ma tanto mi ero già classificata per altro, principalmente per la mia simpatia.

PROVA PRATICA MECCANICA E MANUTENZIONE

Chiedo l’aiuto da casa, Giacomo tira giù motore e bestemmie in 15 min. Il domi rimane smontato per 8 mesi. Io rimango incinta per 9 mesi. Selezioni Chica Loca invalidate. La candidata si ritira e si limita ad accompagnare Terry Sorellì alla selezione, dopo averla obbligata ad iscriversi per poi vigliaccamente lasciarla sola. Maggio 2021.

Alla prossima puntata inioranti! E sponsorizzate Terrynator per poter partecipare al rally anche per me!

Le domeniche consacrate dal Gabbah sono sempre una garanzia.

Si parte sul presto da Pinerolo, gruppazzo di 11 persone con ritrovo a Barge, 2 afriche-CRF1000 (Maria Teresa-Terry e Marco), 3 DRZ (Grazia-Marco30/32salsicce, Marco e Dario-Purcello-Purcè), 4 Dominator (io-ErikaTrex, Christian-ilgabbah, Ciprian-MastroGrigliatore e Angelo Bellissimo-fullname), un KTM690 (Sandro-over65) e un WR250 (Greta-socia).

Il mio casco già ondeggia e casca sul manubrio per mancanza di caffeina. Ci avviamo verso Mombracco con la speranza di trovare un bar aperto e trangugiare un caffè express. Fatto.

Finalmente iniziamo a salire verso la croce di Envie e mettiamo i tasselli sullo sterrato. Grazia oggi festeggia il Battesimo EDT e io dovrei essere di Cresima. È una settimana che ho le paturnie immaginando la brutta fine che farò in questo giro, dichiarato easy e da bicilindrici, ma che sicuro nasconde inside, tagli, battesimi, estreme unzioni e ordinazioni. Full package. E infatti, si parte con una salita un poco impestata di sassi smossi, ma dopo pochi km di fuoristrada siamo già fermi alla croce a fare foto, selfie, amici dello sposo, del battezzato, ammirare la vastità, ed aspettare Greta, la socia, che si è arroccata per la riva. Il video dovreste vederlo, io ero davanti, con l’andatura e la stazza di un maiale in corsa, in piedi sulle pedane che zigzagavo per salire e non arroccarmi sulle pietre, lei dietro ingarellata, a una certa vede un fungo e si butta a raccoglierlo. Arriviamo tutti su in punta, gabbah-dronata e via giù per le cave.

Si fa un taglio di battesimo dritto per dritto nelle cave, il terrore si vede sugli occhi di quasi tutti. Arrivano vicino all’attacco della discesa, scrutano la gola e poi si buttano pian piano. Boh, facciamo come in Sangone: tuffo a bomba! Vado giù secca, peccato che c’è un gradino, ecco quello che tutti vedevano e temevano, va beh, lascio correre il domi, culone indietro e scendo in stile Gardaland Drop Tower. Tutto bene, pensavo peggio…

In discesa tutti i santi aiutano, e continuando la discesa ilGabbah raccoglie 1€, scendo tapinando la Terry con battito cardiaco in aritmia: il caffè inizia a dare i suoi effetti in un mix esplosivo con le perle di omega tre (olio di pesce). Sono un catorcio, Erika sta a Dominator come disagio sta a intoso.

Finita la discesa tappa acqua, siga, chiacchiere… Daje raga che voglio macinare km. Si riparte. Direzione Pasturel e colle Gilba, o almeno credo, non ho molto in mente il percorso che abbiamo fatto, ma facciamo un trasferimento su asfalto e poi su per i boschetti. Angelo, o meglio, il suo domi ci abbandona. RIP (Rientra In Pace).

Inizia di nuovo una salita smossosa (smossa e sassosa), centro in pieno tutta storta una canala di metallo dell’acqua, sculo, vado verso il bordo strada, mi fermo e mi arroco. 1st fall achieved. Level up. “Tut a post, muoviti Sandro, aiutami, che Purcè arriva da dietro!”.

Continuo, faccio la curva, full gas e sento pietre partire, salgo già a fiato corto, ma ti ho riconosciuta, quasi due anni fa, durante il mio primo giro assoluto in off, c’ho lasciato una leva del freno lì in quella curva. È la strada per colle Gilba. Confirmed. Salgo salgo salgo con una testa incasinata e piena di pensieri, rivedo tutti gli attimi di quel mio primo giro: il muretto dove mi sono arroccata a sinistra fratellì, il pezzo dove son caduta a destra, il pezzo dove l’amico mi ha portato su il domi. Zero fiato, solo nebbia nel cervello che manco al Colombardo, mi fermo e prendo fiato. Sandro caro e tenero, nonostante la sua veneranda età, mi sta dietro e mi aiuta, due consigli, riprende fiato con me e si riparte. Olè si entra nella parte finale della risalita, quasi rilassante dopo tutti quei sassi. L’arrivo, Erika c’è: il maiale da corsa: per apprezzare l’esecuzione chiudete gli occhi e immaginate un immensa prateria con in mezzo un maialino che corre ai 180 all’ora. Improvvisamente, in mezzo alla prateria un traguardo. Il maiale vede il traguardo, scatta la frenesia, sgomma con le zampette posteriori e il maiale parte alla velocità del suono! Erika c’è! Arrivata al Gilba senza arroccarmi 82 volte!

La sensazione di adempimento è quasi estetica. Greta arriva poco dopo, a fuoco, super gasata! Anche lei non è caduta e siamo cariche a molla. Arrivano su tutti e intanto ci facciamo du foto, video e i cinghialotti del gruppo risalgono il pratone per arrivare proprio fino alla cima. Dario risolve i suoi conflitti con le pietre sul percorso ed il suo bacino, Ciprian ci sale con la moto di Grazia e anche con il suo domi con gomme slick, MarcoDRZ al seguito, Sandrino arriva solo a metà e batte in ritirata. Intanto, rientrato i box, Sandro fa provare il suo KTM690 a tutti, Terry, la femmina alpha, monta in sella e glielo porta fino in cima. Smacco epocale, non si è ancora alzato adesso dall’umiliazione. Ancora drone drone drone, e poi pappa da veri piemontesi: alle 11.30.

Scendiamo dal Gilba andando verso Sampeyre per scendere poi ad Elva. Un botto di asfalto ma il panorama ripaga. A sto punto anche Greta ci saluta, i tendini del polso sono in fiamme e non riesce più a usare la frizione senza urlare. RIP, rientra in pace stalkerata da Angelo in macchina.

Continuiamo… Nella discesa verso Elva mi sdraio per la seconda volta: appena partita sulla pista, ai 20 all’ora, centro una canala/riva, l’anteriore va ad Antani e puff, sono a terra. Terry dietro di me vede la gif all’infinito: Erika-Nuvoletta di povere, Nuvoletta di polvere-Erika. Il DomiIntonso si rialza da solo, si scuote via la polvere e si riparte.

Prossimo obiettivo Rifugio Carmagnola, scendiamo per una strada asfaltata e spettacolare dentro una gola con gallerie scavate nella roccia ed esse a non finire. Pura goduria. Saliamo verso il rifugio Carmagnola, facciamo foto poser su delle cascate lungo la strada e poi giriamo i tacchi a metà per un divieto sospetto. Adieu. Scoraggiati scendiamo e ci consoliamo con una birra.

È tardi ed ormai è ora di rientrare, purtroppo tutto su asfalto. Torniamo a razzo verso Sampeyre e poi puntiamo a Barge. Purcè davanti (diffidare da lui se dietro), io lo seguo, gli altri in testa sono spariti, ci hanno seminato e abbandonato. Dribliamo il traffico di merenderos in macchina e ad una certa Purcè gira per Cuneo, per poi fermarsi e chiedermi di controllare il navigatore. E bin. Boh ci siamo quasi; Purcè: “E non abbiamo neanche preso acqua”. Taci iettatore.

5 minuti dopo, entrando in Saluzzo iniziano a gocciolare schiaffi, rallento per immettermi in rotonda, ai soliti 20 all’ora, freno dietro, scalo, swish, sdraiarsi! Ta ta ta ta, gioca Purcè! Anche per lui stessa fine, doppia medaglia d’oro per entrata in curva in sdraiata sincrona. Va beh, rialziamo le moto, la dignità e scappiamo verso Barge.

Giro concluso, 250 km dalla partenza a Pinerolo al rientro a Barge, molto asfalto, sterrati molto belli ed in ottima compagnia!

Un grazie grande grande a tutti per la bella giornata in onore della mia prima Comunione…come vedete miglioro e mi sono sdraiata solo 3 volte: mannaggia agli scoli in metallo, alle canale, e all’asfalto saponoso che “Fortunati non abbiamo preso pioggia”, Purcè stai zitto…taaac…

Un grazie enorme al Gabbah per aver organizzato il giro, ma prossima volta meno asfalto e facci tornare a casa presto!

Grazie a Sandro il crocerossino!

Grazie a Grazia per dovere e ancora auguri per il Battesimo!

Ma il grazie più grande se lo meritano Greta e la donna alpha Terry! È stato veramente bellissimo girare con voi! 100 di queste donne ci vorrebbero!

Stay tuned for my Cresima.

CiaH, vostraH EriHa.

TgCinghiali24

Pubblicato: 2020-07-13 in #Enduro

Buongiorno, in prima pagina gli italiani in coda al casello verso Genova. Gruppo di enduristi arriva in meno di 8 ore al mare e senza pagare caselli, a parte il pedaggio della via Alta del Sale giusto per togliersi il gusto di farla una volta. Ciaone.

Ora la linea alle quasi 3 grazie, Mattia Graziella: “Salve a tutti, sabato di jolly e traversi nei tornanti, perdiamo cellulari senza neanche accorgercene. Dai facciamo una foto, e tac, il cellulare è sparito. Ringraziamo Google per il servizio di localizzazione. Cellulare ritrovato poco dopo spalmato dai quad in discesa libera. Ti ricorderemo così, sorridente e luminosità 100%. RIP. Linea in studio”

Grazie per la diretta, e ricordiamo ai pochi sfigati che vogliono stare offline, senza Immuni, senza Internet e Bluetooth, che essere connessi e sincronizzati ripaga. Poi fate voi, intanto noi abbiamo ritrovato un cellulare nel bosco con poca fatica.

E senza demordere proseguono fino a farsi bruciare le frizioni dai francesi nei tentativi di risalire i tagli di neve. Niente, ci si raffredda e ridiscende a casa. Intanto tutto l’Enduro Piemonte è allo Scarfiotti.

Domenica di sole in quel della Valsusa, avvistato gruppo misto in salita per Frais e Bardonecchia. Saldature on the way e pranzo a punta Colomion. Si continua per Sportinia e l’Assietta con vista Colombardo Style, o vista cofano bianco dei fuoristrada in senso opposto. Belle le foto al colle. Mai na gioia. Discesa a fuoco dalle finestre e rientro in off verso Avigliana. Segnalato ingarellamento per campi; banchi e sedie di polvere in aumento.

Per strada incrociati il gruppo di Domi con Paolo Caimotto e il Pane Salame Team. Fra finestre e assietta Fede e Dome, altri due dominatori edt che probabilmente avevano appena finito di limonare sulla panchina gigante verde del rifugio poco più sotto. Il Gabbah e gli amici Lombardi non pervenuti, sarà per la prossima.

E anche per oggi i monti della luna, colle bercia e lago nero li facciamo domani. #noncelafaròmai

Per questo weekend è tutto. Grazie per averci seguito.

20200713 - Assietta Erika 2.PNG

Lunedì 18 maggio 2020.

Uè raga, sapete che c’è? Il braccio/gomito è guarito e la fisioterapia è finita! Tutto riapre!

Si può girare senza autocertificazione e praticare sport individuali senza assembramento, mantenendo le distanze di sicurezza ed i dispositivi di protezione adatti al caso.

Tacchi messi, mascherina anche, si può uscire! Smithers, libera i cani! Verso il fango ed oltre!

Spero che la dieta faccia effetto presto che mannaggia al COVID i pantaloni da enduro mi stanno stretti!

Iniziamo subito con i numeri della giornata per muoverci poi verso qualche pensiero e descrizione del giro.

200 km, 5 Dominatori 1 Africano 1 yamahaqualcosa. 7 persone, Sdraiate di Erika 7. Spero che questa non sia una correlazione. 1 stellina EDT conquistata. Su 2 uscite EDT fatte ho conquistato 2 stelline, spero di mantenere questo primato di ignoranza.

Nonostante il mio numero nell’ultima uscita, il clemente Enduro Drinking Team tenta ancora la sorte accettandomi nel gruppo durante la prima uscita dopo la quarantena. A casa ognuno ha però realizzato una Erika-bambola voodoo per maledirmi in caso di altre complicazioni.

Il giro è in zona di casa, partiamo dal lago piccolo di Avigliana e andiamo verso la mia città, Giaveno, per tentare di salire al colletto del forno tramite guado. Arrivati li l’acqua e la corrente sono alti, ha piovuto cani e gatti fino al giorno prima. Il fondo è “piatto” ma io mi sto già cagando sotto e non ho intenzione di farmi un bagno sicuro dopo neanche 10 km di giro. Marco con il suo WRF250 si fionda, senza la minima esitazione, e attraversa il guado salutandoci dalla parte opposta. Merda, ce l’ha pure fatta, ora ci tocca andare. Mi passa davanti tutta la mia breve vita, ed in particolare il mio fantastico tuffo nel fiume durante la mia seconda uscita in off al raduno Africa Twin 2019 in Toscana. Non l’ho ancora superato. “Io non ci volevo venire, tu a far le stronzate ed io sempre dietro come un coglione”, direbbe SamGhei. Il tic alla gamba inizia a farsi sentire sulla pedalina, ma si prende la saggia decisione di evitare. Marco fa spallucce e torna indietro senza particolari problemi ma conquistandosi giustamente una stellina!

Decidiamo di lasciar perdere il Colletto del Forno e salire per Maddalena e varie altre borgate. In testa Ciprian con gomme nuove di pacca, evento più unico che raro, in compenso aveva già perso una freccia a Coazze, recuperata tornando a far benzina. Io mi sento a casa e ricordo i bei momenti di me 14enne che giravo per ste borgatine con l’HM50 derapage, motard, e già allora perfezionavo la mia abilità di sdraiata, facilitata pure dalle gomme stradali (mi chiamavano Furbizia). Anyway, giriamo, e i quasi 3 mesi di fermo si fanno sentire, alle prime salite un po’ impegnative sono così stordita da scegliere le tracce peggiori e scavalco sassi e radici per puro culo. Intanto al solito ci infiliamo in un sentiero e la mia tendenza suicida si mette all’opera. Ho questa inspiegabile tendenza di buttarmi sulle rive a monte, forse per la paura matta di scivolare giù dai burroni. Così mi arrocco qui e là perché invece di stare sul sentiero salgo e riscivolo giù. Niente di grave, ma inizio a sudare. Il riscaldamento è finito. Intanto si fanno le 10.30 (siamo partiti un’ora prima circa) e siamo già in un sentiero che non sappiamo dove finisca, ricco di gradini e che si continua a stringere. E bin (da leggere con intonazione alla piemontese/Denis).

Insomma, grazie alla grande pietà del Gabbah mi ritrovo il domi comodamente girato per tornare indietro sui nostri passi.

Ci muoviamo verso il braida per andare a consumare il nostro pranzo al sacco distanziati di 1 m uno dall’altro. Il Gabbah perde pezzi come al solito, recupero la tanichetta di olio di Ciprian, me la metto nello zaino così evitiamo altre dispersioni (sarà la vera causa di tutte le mie cadute per il sovraccarico creato). Nel tragitto verso il braida mi sdraio un altro paio di volte, in realtà il percorso lo avevo già fatto durante la mia prima uscita assoluta con l’EDT, ma a sto giro è bagnatissimo e nonostante i tasselli mi pianto su un gradino. Mentre appoggio un piede sulla riva e l’altro sulla pedalina, mi sento quasi pro e riesco a superare un primo gradino, peccato che il secondo subito li attaccato non riesco a risalirlo e mi sdraio brutalmente quasi mettendomi il domi per cappello. Viste le mi scarse doti di guida, per fortuna resto sempre penultima, e a sto giro tocca a Ciprian aiutarmi e portarmi su il domi. Boh, arriviamo salvi all’area picnic e facciamo pranzo.

Ci fermiamo pochissimo, trangugio due pezzi di pizza integrale con melanzane fatta in casa il giorno prima, e dono la mia birra sacrificale a sti poveracci che mi sopportano e aiutano. Io non posso bere, perché sono a dieta, ma non solo per quello.

Si riparte verso la Valsusa, per raccattare l’Africano (Andrea, uno dei due pelati responsabili regionali del MC AT) e Angelo Bellissimo.

Si inizia la salita per il Colombardo con tagli improbabili, non impossibili, ma io sono così scarsa ed inizio a essere così stanca che mi sdraio a ogni minimo accenno di salita. A una certa, verso la caduta 4 o 5, mi incazzo male, inizio a strappare e lanciare ciuffi d’erba maledicendo la mia scarsità fisica, tecnica e mentale. Anche qui mi rigirano il domi e torniamo indietro. Alla fine si sale per la strada asfaltata senza tagli e si arriva al Colombardo attraversando nebbia spessa come gelatina. In un piccolo sprazzo di sole e una bella pista sterrata che si srotola davanti ai miei occhi, mi risveglio, sono motivata, accelero un pochino per non arrivare quei soliti 45 minuti dopo tutti. Bad idea. Davanti a me un accenno di curva, mi rendo conto di essere troppo veloce, così freno dietro, scalo la marcia, mi intraverso e… niente, da quasi ferma in mezzo alla strada il domi mi scivola a terra. Sdraiata con stile numero 6. Testimone Angelo.

Arrivo in cima, passando a fianco a cumuli di neve e sorridendo sotto il casco. Sono morta, ma felice. Come far stare zitta una donna? Mettila su una moto, falla stancare macinando fango, portala al Colombardo. Non ho spiaccicato parola, a una certa rido ad una battuta, il Gabbah si gira ed esclama: “Erika ha riso, possiamo ripartire”. Doh. Dopo aver ascoltato il zanzarare (esiste sto verbo?) del drone per le riprese fighe del Gabbah, ripartiamo direzione valli di Lanzo.

Questa seconda parte del giro è bellissima, piste nel sottobosco, risaliamo a fianco di fiumi e mi sdraio per la 7ima e ultima volta sulle foglie in un tornante stretto. Abbiamo fatto delle salitone dove non credevo di potercela fare, ma finalmente capisco il valore aggiunto dei tasselli porcelli montati nuovi nuovi, questa è la loro terza uscita ufficiale. La precedente forse ricorderete come è finita.

Ne approfitto per succhiare informazioni tecniche da Andrea il crossista, che mi spiega come potrei sfruttare le sponde o migliorare le traiettorie nei tornanti.

In ogni caso ce la faccio, arrivo salva alla fine, proviamo ancora a risalire per una strada tutta tornanti e bei panorami, che però non abbiamo visto e ci siamo pure beccati l’acquazzone. Scendiamo quindi a Viù e andiamo verso il colle del Lys per incontrare Marco DRZ400 per l’aperitivo dopo lavoro.

Ultimo pezzo, discesa sulla tagliafuoco verso Almese, bellissima e rilassante, il domi mi si spegne dal nulla. Giro su riserva (credo di aver perso più benzina in tutte le volte che mi sono sdraiata di quella che ho consumato nel giro). Il domi parte e dopo 5 metri si rispegne. Niente, il tastino di avviamento e le luci del cruscotto non danno segni di vita… Anche lui è stanco e dà segni di cedimento. Insistendo a una certa si riaccende. Per non rischiare, il Santo Gabbah mi accompagna indietro per la statale asfaltata, mentre anche Giacomo, preoccupato per non avermi sentito tutto il giorno, mi viene incontro, e ci ritroviamo tutti ad Almese.

Ultime drinking condivisioni di fine giro e poi è ora di tornare a casa a far cena. Sono tanto stanca quanto felice e affamata.

Dopo cena per non farsi mancare niente scendiamo a Monteu Roero con l’Africa aggiungendo 65 km alla giornata. Ora posso morire nel letto. Concludiamo anche facendo rosicare la gente con le foto e video della giornata.

Bye bye beautiful.

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Chi mi conosce, anche poco, sa che, oltre ad essere contessa, sono una gran chiacchierona, e qualsiasi cosa mi passi per la testa, o mi stia capitando nella vita, la racconto a tutti quegli sfortunati che incrociano la mia strada, o che per sfortuna mi devono accompagnare al pronto soccorso dopo una caduta epica, che di epico ha solo la mia stupidità. @Renard #giacomomiammazza

Il punto è che prima, quando nessuno mi ascoltava, postavo qua, poi, dal 2013, ho iniziato a parlare con la gente e così, che ragione avevo di scrivere qui?

Tuttavia, ogni tanto, molto poco a dire la verità, sento la necessità di scrivere piuttosto che parlare. Per fissare i pensieri e le idee in modo tracciabile. Era veramente un secolo che non utilizzavo il blog per scrivere di me. Ed ora è forse giuta l’ora per tornare.

Jekyll is back.

Questa è la mia terza settimana di smart working causa corona virus. Ho quindi necessità di scrivere.

La prima settimana ero rimasta a Monteu Roero, a lavorare connessa tramite hotspot del cellulare, perché siamo così disagiati da aver annullato i contratti internet a casa ad Avigliana ed ovviamente non ne abbiamo fatto nessuno a Monteu. Con quello che risparmiamo di canone internet al mese posso permettermi una cassa di birra del Penny. Mica pizza e fichi.

Sabato 29 febbraio ho finalmente aperto l’assicurazione del mio Dominator, che scalpitava da tutto febbraio grazie alle giornate soleggiate e i 25°C fissi nei weekend, che tanto moriremo come la rana nella pentola grazie al cambiamento climatico e il surriscaldamento globale.

Così mi sono messa in pista, o meglio, fuori pista con @Lex e @Greta (non quella dei #fridayforfuture), e ci siamo fatti una piacevolissima scampagnata fino a Pinerolo. Nessuna trattativa, a parte uno scambio di numeri e profili Instagram.

La domenica, 1 marzo, con l’occasione di uscire finalmente la moto per incontrarmi con l’Enduro Drinking Team, mi avvio col gruppo Easy, facciamo un percorso in 30% fuoristrada fino a Pinerolo, saliamo alla fontana degli alpini per depositare bottiglia di vino e bugie leggermente shakerate dal mio zaino e partiamo per raggiungere la traccia ad anello da completare prima della grigliata.

Ci infiliamo fiduciosi in un single track, qualcuno già vacilla, e scoraggiati si torna indietro. Io e altri tre temerari sgasiamo ancora avanti e indietro per una stradina giusto per fare qualche km a fuoco e mangiare polvere.

Tornati la carne è pronta, con tempismo impeccabile arriva il gruppo hard e si inizia il pranzo di Pasqua. Mi siedo vicino ad @Enrico, che come un buco nero lascia passare pochissimo cibo, ma almeno mi riempie sempre il bicchiere. Riesco ad addentare qualche salamella e sono felice.

È ora di ripartire, io in realtà sto aspettando @Giacomo che mi venga a prendere, ma insicura che il pickup riesca ad arrivare fino a li a causa delle strade strette, e avendo ancora la rogna di girare in fuoristrada che non avevo scaricato la mattina, parto col gruppo per farmi ancora qualche km e scendere al parcheggio dei carrelli.

Parto già ingarellata, derapando e scaricando pietre sulla macchina di due ciclisti, @Luca e @Lex che a sto giro non deve dimostrare nulla a nessuna giovane donzella e quindi si è ridotto a pedalare. Mi dicono dalla regia che con questa scena ho ottenuto la vicepresidenza ad honorem dell’EDT.

Il resto del racconto è solo poesia, by @Dario, che pubblico qui sotto:

“Cara Erika Zumberg 😂 siamo felicissimi che stai bene ma non avevamo dubbi che quel santo di tuo marito non ti avrebbe soppressa come tu continuavi a dire 😂 #giacomomiammazza
In effetti ero dietro di te quando hai fatto il numero, e me ne rammarico perché ti fossi stato davanti, magari sarei riuscito a frenare i tuoi istinti suicidi 😜
Confermo che è certamente colpa del giro easy se ti sei fatta male. Gentaccia quella 😬
Comunque devo dire che la preoccupazione c’è stata fin dai primi metri perché sei partita a fuoco derapando a 4 cm dalla fiancata della macchina di Linus 😂
Poi salendo le cose non sono andate migliorando, finché hai preso sto tornante come non ci fosse un domani e in uscita hai pensato bene di srotolare il gas a martello e anziché rimanere sulla strada hai abbattuto 5/6 piante e ti sei arroccata giù per la riva. Tanto è tutto ripreso dal Gabbah 😜
Quando siamo arrivati in tuo soccorso hai prima di tutto scorreggiato fortissimo 😬 e poi hai detto che non avevi più voglia di venire a fare il giro con noi 😂
Allora ti ho chiesto dove ti facesse male e in risposta mi hai detto che Giacomo ti avrebbe uccisa 😂😂😂
Poi hai iniziato a lamentare dolori al braccio e ho deciso di steccarlo con un ramo ma ho rischiato pure di prenderle perché devo aver stretto troppo una fascetta e mi hai urlato: ” oh ma che cazzo ti stringii?” 😅😅😅
Poi va beh hai deambulato sorretta da Ivo e Danish fino al carro funebre di Renard e siamo andati a Pinerolo. Il resto è noia.”

Il mestiere che entra. #inDominator

Il risutato è stata una botta stratosferica e una stecca di gesso da tenere fino al 18 marzo. Sul CV ora posso aggiungere che sono ambidestra, con comprovate capacità mancine.

La potenza di una donna… metto il gesso per una caduta… 3 giorni dopo nessuno può più uscire di casa e andare in moto. VIVA LA VIDA.

Dopo la caduta inizia così la mia seconda settimana di smart working, a casa dei miei a Giaveno, visto che c’hanno l’internetto. Sono lentissima a fare qualsiasi cosa ma ne esco viva.

E ora siamo qui, inizia la terza settimana a casa, ma a sto giro importuno i miei suoceri ad Avigliana, così posso andare da loro a piedi e anche qua ho internet. Mi cucinano pranzo e cena anche solo per un grazie, che suoceri!

Insomma, un buon momento per farsi male.

Erika is the new Greta.

A inizio febbraio:

  1. Mi sono iscritta in palestra
  2. Ho preso appuntamento con il nutrizionista
  3. Ho montato i tasselli
  4. Ho aperto l’assicurazione del domi il 29 febbraio
  5. Ho fatto 2 uscite, una il 29 e una il 1 marzo dove mi sono “rotta” il gomito

L’EPIDEMIA E’ ESPLOSA, TUTTI A CASA.

Ciao povery.

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