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22/05/2021

Lo so, siete stufi di vedere impressionanti immagini ecografiche, racconti sulla gravidanza, opere d’arte e deliri frutto del mio cocktail di ormoni. Vi do un momento di tregua.

Breve spin-off per scavare nel passato. Recupero questi stralci abbozzati in tre fasi: luglio 2019, giugno/ottobre 2020, e adesso, maggio 2021.

È il giorno in cui riprendo in mano vecchi diari, apro Word e cerco di tornare a raccontarmi su questo blog.

On y va.

Data imprecisa del luglio 2019, Orly Ville, in una stanza condivisa in subaffitto, giornata uggiosa della Parigi Metropolitana.

Non è semplice riprendere a scrivere dopo molto tempo. Tempo rumoroso, pieno di eventi e vita vissuta.

Il silenzio e la solitudine, però, si fanno ritrovare quando necessario, soprattutto quando sei solo all’estero.

Sono anni che vivo senza sognare, solo rincorrendo traguardi e senza fermarmi mai.

Oggi invece il tempo si è fermato.

Dopo tanto tempo ho riprovato un’invidia così profonda da far risalire tutti i pensieri negativi.

Io sono a Parigi da 5 mesi, è finito il periodo di rodaggio, e spendo soldi in affitto e treni per tornare a casa. Nonostante ciò, non vedo mio marito, se non per 24h o poco più per 2 o 3 volte al mese.

Ho già una modesta esperienza nelle trasferte all’estero. Dal 2015, per tre anni di fila, mi sono fatta rispettivamente 4 mesi in Danimarca (Aarhus), poi 3 ancora in Danimarca (Aarhus) e 2 in Germania (Geesthacht, Amburgo). Senza contare trasferte brevi per conferenze o meeting.

Si sa, il primo mese all’estero si vive di stupore, atteggiandosi da turisti della domenica, mangiando e bevendo roba tipica, tentando di appropriarsi di qualche nuovo vocabolo locale. Baguette, voilà, abatjour, garage, bidè, a no, questo no. Tutto è bello, tutto è nuovo e tutti sono simpatici (tranne i francesi; scherzo, solo alcuni).

Il secondo mese sale la crisi di nostalgia di casa e ti ritrovi a non uscire più il sabato sera e a vederti su Netflix tutte le stagioni di Ru Paul Drag Race (che per la cronaca sono 11).

Il terzo mese c’è la finta illusione di essere diventato un local e il tuo animo si riprende. Solitamente per me voleva dire essere vicina alla fine del periodo di scambio e quindi vivere gli ultimi giorni o settimane cercando all’estremo di vedere e provare tutto ciò che mi ero ancora persa.

Parigi, ombelico del mondo, ha facilitato un po’ le cose. Tutti ci passano almeno una volta nella vita. Il famoso network del ricercatore dà il suo meglio in questa città e si ricreano grandi raduni e incontri con i più disparati amici. Tuttavia, una volta passati, lasciano una sensazione di solitudine ancora maggiore.

Poi, arriva il quinto mese, per me sensazione nuova ed inaspettata. Inizi a sentire deadline e stanchezza per aver lavorato troppo nei mesi precedenti. D’altronde in periodi brevi all’estero si deve produrre. Grazie a dio sta per cominciare il periodo di conferenze e vacanze per tirare un respiro, ma settembre è dietro l’angolo ed in un attimo si rimane a piedi senza contratto.

Nonostante questo momento di tristezza, il tempo si fa quasi bello, posso cominciare a usare pattini e bici per andare a casa e lavoro liberando un sacco di adrenalina ed endorfine. Questo aiuta molto un lento processo di guarigione.

L’epifania si è verificata durante il mio primo rientro a casa in bici.

Sorpasso la zona industriale e prendo il solito taglio per i gradini che finiscono sopra casa mia.

Mi alzo in piedi, gomiti aperti, culo indietro e le scendo di violenza manco facessi downhill e sentendomi un guido della Parigi-Dakar, o meglio Parigi-Orly Ville.

Qualcosa di selvaggio si risveglia in me, era assopito da troppo tempo.

In realtà era il mio Mushu protettore, che stuzzico sempre con un bastoncino, ma finalmente ora si svegliato grazie ad una piccola scossa.

Sono sempre stata affascinata dai motori e soprattutto dalle due ruote, ma non ho mai preso sul serio la cosa. In fondo, in quanto donna, dovrei solo avere inclinazioni per le discipline di accudimento.

Il tarlo mi è entrato quando da piccola ho capito di adorare l’odore della miscela, lo scorreggiare dei motori 2t e la fangazza del campo da cross dove qualche volta mio papà mi portava a vedere delle gare.

A 14 anni non avevo mai messo le mani su qualcosa che avesse le marce ma che non servisse ad arare l’orto o tagliare l’erba. Mi ero fatta accompagnare spesso in giro in vespa, avevo imparato a guidare la motofalce e il trattorino per arare l’orto, ma infine, finalmente, metto mano a un bellissimo Fantic 50 da Enduro, che mio padrino mi aveva lasciato in regalo. Non avevo il patentino, ma avrei fatto l’esame a breve.

Mi ricordo ancora il nostro primo incontro, era in cortile, davanti a casa mia, bianco, come il cavallo di un principe azzurro. Ho spinto giù il principe, sono salita, ho girato la chiave, scalciato, tirata la frizione, messo la prima e sono partita. Come niente fosse, come se fossi stata capace da sempre. Tempo di fare due giri in cortile intorno alla casa per prendere famigliarità con le marce, e me ne sono subito andata per prati e stradine verso il Sangone.

Purtroppo, con mio grandissimo rammarico, il Fantic mi ha fatto compagnia solo per l’estate, perché poi l’ho dato in concessionaria per comprare un HM50 derapage, pensando di fare l’acquisto furbo del tipo: “ma certo, prendo il motard perché la userò principalmente in strada, l’enduro sarebbe sprecato”. Pochi giorni dopo ero già sdraiata per aver pinzato i freni su una strada sterrata di brecciolino.

Tutto questo per dire cosa? Che da quei 14 anni ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti, eppure quel fiammeggiante Brap è sempre stato accesso a spingere, come la carbonella per il barbecue (che romantico). Sono dovuta scappare dall’Italia per apprezzare il mio paese e farmi risalire la scimmia della moto. Ed oggi, dopo aver guidato anche l’HM125, CB650F e rubacchiato ogni tanto L’Africa Twin CRF1000adv di Giacomo.

Dopo essermi fatta delle vacanze e viaggi pazzeschi da passeggera, anche in off per respirare la brezza fresca dell’Assietta, un bel giorno Giacomo mi porta a fare il giro dei forti e poi puntiamo allo Jafferaux. In due, col cane, e con gomme di serie stradali. Raggiungiamo la vetta, rischiando un paio di volte di perdermi per strada in marcia e scendiamo dalle piste da sci verso Bardonecchia. Bello, bellissimo. Appena scesa decido che andare in moto così non è compatibile con una lunga vita, e poco dopo metto la firma e mi compro un Dominator, per dominare con 40cv in e fuori strada. Ottobre 2018.

Voglio solo macinare km con uno degli amori della mia vita: Nyx, dea delle tenebre, oscura e veloce, Dominator NX650 del 1997, per gli amici Gabinettor.

Ho ancora molto da imparare, e di strada ne devo ancora fare tanta, sterrata possibilmente. Tuttavia, oggi (siamo all’Ottobre 2020), con alle spalle ormai 2 anni di Domi, uno schianto su un albero, una pandemia, le vacanze in Corsica con la catena di distribuzione del domi che decide di suicidarsi e fermarsi ad Ajaccio, con relativi disagi per riportarlo a casa, e con un domi smontato in garage causa revisione motore, mi sono iscritta alle selezioni Chicaloca 2021, e sono in ansia da prestazione ma allo stesso tempo non vedo l’ora di mettermi alla prova. Un grazie a Marco 30 salsicce che mi presterà il suo DRZ-400 (povero stolto). Incrociamo le dita e fate il tifo per me! #31ottobre

#dontstopmenow #love #missenduro #offroad

Il buon 30 salsicce mi presta anche la moto per fare pratica in fettucciato, mi posiziono sul fettoccia del regionale piemontese di enduro a Monteu Roero, giusto in tempo prima che lo arino, ma non abbastanza in tempo da evitare lo spargimento del letame da concimatura. Con qualche jolly sul letame ho preso confidenza con mezzo e con un tracciato da fettucciato, ma quella prova delle selezioni del 31 ottobre non arriverà mai perché rinviata a Maggio 2021 causa COVID.

Scenario alle selezioni e delle prove da affrontare creato nella mia testa:

Candidata: Erika Dematteis

INTERVISTA TV

-Che cosa è per lei andare in moto e fare enduro?

“Per me l’enduro è che se c’è il divieto non si torna indietro, neh! In moto si va rigorosamente a dominare, e conquistare stelline inioranti. Io sono già prima in classifica cadute, sono una VIP, Very Ignorant Person.”

-Perché si è iscritta a questo motorally?

“Ma è chiaro, perché avete bisogno di una candidata che arrivi ultima!”

POSTAZIONE ENDURO/FETTUCCIATO

Il domi parte da solo, fa tutto il percorso in tempo record. Erika si classifica per la gara rimanendo sulla linea di partenza a bere una birra.

PROVA NAVIGAZIONE GPS

Pensavo fosse facile, invece ho aperto una traccia del Gabbah e sono andata a banane, prova invalidata, ma tanto mi ero già classificata per altro, principalmente per la mia simpatia.

PROVA PRATICA MECCANICA E MANUTENZIONE

Chiedo l’aiuto da casa, Giacomo tira giù motore e bestemmie in 15 min. Il domi rimane smontato per 8 mesi. Io rimango incinta per 9 mesi. Selezioni Chica Loca invalidate. La candidata si ritira e si limita ad accompagnare Terry Sorellì alla selezione, dopo averla obbligata ad iscriversi per poi vigliaccamente lasciarla sola. Maggio 2021.

Alla prossima puntata inioranti! E sponsorizzate Terrynator per poter partecipare al rally anche per me!